Home 9 Pagelle 9 March Madness, pagelle dei primi due turni

March Madness, pagelle dei primi due turni

Cameron Krutwig Porter Moser Loyola-Chicago March Madness
Autore: Redazione BasketballNcaa
Data: 24 Mar, 2021

La rivincita della Pac-12, la gloria delle mid e il bilancio mesto di Big Ten e Big 12. Le pagelle della prima settimana di March Madness.

 

Kevin Obanor e Max Abmas (Oral Roberts). 58 punti e 22 rimbalzi il primo, 55 e 10 assist il secondo per un totale di 113 su 161 punti realizzati dai Golden Eagles in due gare. C’è poco da discutere, sono la coppia piccolo-lungo più efficiente vista al Torneo senza dubbio alcuno. Abmas resta il miglior realizzatore di tutta l’Ncaa, Obanor un’ala forte che sa fare tutto e bene. Oral Roberts era la #4 nel torneo della Summit League e ora è alle Sweet Sixteen, con tutta l’intenzione di continuare a ballare.

Cameron Krutwig (Loyola-Chicago). Riesce a stupire persino noi, che pure lo consideriamo da anni uno dei migliori lunghi della Ncaa. Ma lui ce la fa. Nel rapporto fisico/prestazioni è uno dei migliori giocatori di sempre. Un gigante nei primi due turni. In alcuni momenti ha fatto sembrare Cockburn, ossia un lungo da Nba, un ragazzino cui dare lezioni. Chapeau.

Pac-12. Tutte le cinque squadre qualificate hanno vinto almeno una partita, quattro di queste sono alle Sweet 16 (UCLA addirittura partendo dalle First Four) e già sappiamo che una arriverà all’Elite Eight visto il derby di domenica tra Oregon e USC. Un grandissimo risultato per la power conference della costa Ovest, tanto bistrattata sia per gli orari proibitivi delle partite sia per il teorico livello delle squadre. Oregon State è una delle storie principali della Madness e Oregon e USC hanno distrutto squadre più quotate.

 

Buddy Boeheim (Syracuse). Difficile trovare uno più “on fire” del figlio dell’allenatore degli Orange. La gara contro West Virginia si è aperta con una sua tripla e si è chiusa nella sostanza sempre con una sua tripla. Al Torneo per ora è a 13/23 dall’arco. Segna sempre e soprattutto quando conta e non sembra abbia alcuna intenzione di fermarsi in questa March Madness.

Cam Thomas (LSU). Ha chiuso il suo anno magico con 57 punti segnati nei primi due turni del torneo, eguagliando il record di Zion Williamson e Kevin Durant. Un bel biglietto da visita per un freshman che è stato sottovalutato per grande parte della stagione. Quando si accende è uno spettacolo e diventa sostanzialmente immarcabile.

 

DeJon Jarreau (Houston). Sì, il canestro della vittoria contro Rutgers l’ha segnato Tramon Mark, ma l’azione nasce da un’invenzione di Jarreau, che ha giocato una partita intera con un infortunio all’anca e ha stretto i denti nonostante sia stata una partita molto fisica. Vederlo cadere più volte e piegarsi dal dolore ogni volta ma poi poi tornare sempre in campo ha dato forza a tutta la squadra. Parole di coach Sampson.

Johnny Juzang (UCLA). Vedere una squadra di Mick Cronin che attacca meglio di come difende è una cosa sorprendente e il merito va ascritto alla Tripla J: Johnny Juzang, Jaime Jaquez (che aggiunge anche un Jr nel computo delle J) e Jules Bernard. Soprattutto il primo è stato decisivo con le sue uscite dai blocchi e la sua fluidità al tiro nelle prime due partite, dove ha chiuso con 25 di media. Meno bene contro Abilene, ma non serviva il suo aiuto.

 

Javion Hamlet (North Texas). Il re del floater ha portato la sua arte anche al Torneo con Purdue che è rimasta a guardare a bocca aperta e Villanova che invece ha sfruttato la sua solitudine. Con 49 punti, 18 rimbalzi e 9 assist in due partite, ha chiuso la sua carriera Ncaa nel migliore dei modi, dando alla sua università la prima vittoria di sempre alla March Madness.

Michigan. L’unica squadra della Big Ten stra rimasta in corsa. Non dovrebbe essere una notizia ma, visto l’infortunio di Isaiah Livers a pochi giorni dall’inizio della Madness e l’accoppiamento tosto con LSU al secondo turno, era meno scontato di quello che si potesse pensare. Rotazione praticamente accorciata a sei, grandissime risposte dai comprimari come Eli Brooks e Chaundee Brown. Ora la strada, però, si fa più complicata

 

Wisconsin. Venivano da un brutto periodo, con 4 sconfitte nelle ultime 5 partite, ma il loro torneo è stato più che onesto, con la rullata ai danni di North Carolina e una discreta opposizione a una Baylor semplicemente più forte di loro. Ottimi nella prima, Brad Davison e D’Mitrik Trice sono stati deludenti nella seconda: la loro carriera al college finisce qui, senza di loro i Badgers dovranno reinventarsi.

McKinley Wright (Colorado). Ha salutato il college con una partita non al suo livello, ma l’esordio del play di Colorado aveva fatto strabuzzare gli occhi: 14 assist, 0 palle perse e una gestione perfetta dei ritmi dell’attacco nell’opera di distruzione messa in atto da parte dei Buffaloes nei confronti di Georgetown. Non è riuscito a trascinare i suoi nell’impresa contro Florida State, ma sicuramente abbiamo capito che Wright ha un futuro da professionista.

Rick Pitino (Iona). Bentornato Rick! La sua Iona non era una squadra da March Madness, eppure c’è arrivata. Non era minimamente all’altezza di Alabama, eppure l’ha messa in difficoltà per tre quarti della partite e il merito è del lavoro fatto dall’ex coach di Louisville al suo primo anno nel college newyorkese. Ha già messo in chiaro che rimarrà a Iona. Forse abbiamo una prossima Cinderella.

 

North Carolina. “I started the season when I was 70 years old and I feel like I’m 103 now”. La sua squadra meriterebbe 4 ma concediamo un po’ di comprensione per Roy Williams, alla sua prima eliminazione al primo turno in 30 partecipazioni al Torneo. Oddio, non che abbia fatto granché per evitare i 23 punti presi da Wisconsin in una partita finita dopo 10′, ma i suoi freshman non erano pronti e i suoi pochi giocatori più esperti lo hanno tradito.

Fran McCaffery (Iowa). Il 5 è una media tra il voto alto per aver lasciato in campo Luka Garza più tempo possibile, per fargli chiudere la carriera collegiale con un’altra grande prestazione e il voto basso per aver gestito i cambi in maniera incomprensibile. La PG e la guardia titolari, Connor McCaffery e CJ Fredrick tenuti in campo 12 e 13 minuti contro i 23 e 24 di media in stagione, ma 12 e 13 minuti per Ahron Ulis e Tony Perkins (5 e 6 di media). Forse voleva mandare un segnale, ma era la partita giusta per farlo?

 

Mac McClung (Texas Tech). Contro Utah State i suoi compagni hanno ribaltato la partita mentre era in panchina, contro Arkansas Davonte Davis non gli ha fatto vedere palla e ha sbagliato un sanguinosissimo 1+1 nel minuto finale, dimenticandosi del suo 80% dalla lunetta. Non resteranno nella storia le sue prime due partite al Torneo e torna (giustamente) a casa con un mesto 8/22 al tiro.

Christian Braun (Kansas). Nella partita più importante dell’anno, mentre Marcus Garrett ha cercato di fare qualsiasi cosa per dare una sveglia ai suoi, Braun è sparito, abilità mostrata altre volte in stagione. Senza un cambio di passo importante in estate, coach Bill Self potrebbe cambiare idea sul suo utilizzo come titolare.

 

Big Ten e Big 12. Al via c’erano nove squadre per la Big Ten (record per la conference) di cui 4 nei primi due seed di ogni regional (record assoluto) e sette squadre per la Big 12. Dopo il primo weekend ne rimangono due su 16: Michigan e Baylor. Illinois? Demolita da Cameron Krutwig. Kansas e Iowa? Sommerse da due squadre della molto meno quotata Pac-12. Texas e Ohio State? Sorprese al primo turno da due Cinderella. Tutta la stagione a dire che queste erano le due conference migliori e poi…

Tennessee. L’assenza di John Fulkerson non basta da sola a giustificare un’uscita di scena al primo turno perdendo di 14 punti con una seed numero 12. Ma il voto non è solo per la sua March Madness, ma anche e soprattutto per una stagione vissuta molto al di sotto delle aspettative.

 

Tifosi di Ohio State. L’eliminazione per mano di Oral Roberts non è stata piacevole, è chiaro. Ma i messaggi sui social con minacce di morte contro EJ Liddell non sono tollerabili. Per fortuna il lungo dei Buckeyes ha ricevuto immediatamente decine di messaggi di solidarietà.

Illinois. Spiace perché ha disputato una grande stagione ma è la grande sconfitta dopo i primi due turni March Madness. Ci sono state altre eliminazioni eccellenti e inattese, ma Illinois è l’unica testa di serie n. 1 ad aver già perso. Non è quasi nemmeno la sconfitta in sé. E’ la lezione di pallacanestro che ha preso da Loyola Chicago che ha fatto impressione.

Shaka Smart (Texas). Il Covid l’ha salvato la scorsa stagione, quest’anno chi lo salva? Un epilogo triste per una squadra piena di senior che si sono sciolti nel momento più importante della stagione. UCLA ha dimostrato come si poteva battere Abilene Christian, mentre l’ex coach di VCU non ha saputo trovare un aggiustamento in corsa neanche sotto tortura. Ora se ne andranno via praticamente tutti. Che sia anche la sua volta?

Articoli correlati

Il dizionario della Ncaa
Basketballncaa - NCAA Logo

Il college basketball è un mondo a parte e un po' strano, con struttura, regole e termini originali. Li trovate Leggi tutto

Ncaa, che cos’è e cosa fa
NCAA

La National Collegiate Athletic Association (Ncaa) regola gli sport collegiali sul territorio americano. Vediamo quando è nata e come è Leggi tutto

Lo strapotere di Garza e la sfiga di Towns
Luka Garza

Luka Garza è fra i primi della classe (avevate dubbi?) mentre Seth Towns deve farsi togliere il malocchio. Le pagelle Leggi tutto

Texas fa sul serio, Kentucky fa finta
Matt Coleman Texas Indiana Maui

Texas è in forma strepitosa. Kentucky è un mezzo disastro. Eugene Omoruyi di Oregon è la sorpresa della settimana. Le Leggi tutto

Mamu fa sognare, Coach K fa ridere
Sandro Mamukelashvili Seton Hall Coach K

Mamukelashvili fa onde. Missouri è la sorpresa d'inizio anno. Coach K invece ha cambiato idea su alcune cose. Le pagelle Leggi tutto