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Michigan ritorna, Oklahoma non se ne va

isaiah livers michigan wisconsin
Autore: Redazione BasketballNcaa
Data: 15 Feb, 2021

Mentre i cugini di Michigan State vanno sempre più in basso, Michigan invece dimostra di non aver accumulato troppa ruggine dopo oltre tre settimane di stop. È coi Wolverines, una Oklahoma sempre vincente e una Creighton scintillante che apriamo le pagelle di questa settimana.

 

Austin Reaves (Oklahoma). È suo il canestro che dà un’altra vittoria pesante ai Sooners che passano dopo due overtime anche sul campo di West Virginia nel big match più incerto della settimana. Ma è giusto l’ultima cosa buona che fa in una partita in cui sfiora la tripla doppia (28 punti, 9 rimbalzi e 7 assist) e dimostra ancora una volta che non è una PG come le altre. E forse un giro al piano di sopra inizia davvero a meritarselo.

Creighton. Forse ha finalmente ingranato la marcia giusta. Con Villanova ha giocato una gara semplicemente perfetta il cui scarto finale (+16) non rende l’idea del dominio messo in campo dai Bluejays nel secondo tempo. Marcus Zegarowski, dopo tanti balbettii, sembrava quello dell’anno scorso (25 punti, 5 assist) e Mitch Ballock ha messo tutto quel che gli passava per le mani (6/8 da tre). Offensivamente, quando giocano così, fanno paura come pochissimi.

Michigan. La squadra non giocava dal 22 gennaio a causa dei protocolli Covid. Dopo quasi un mese è tornata in campo, in trasferta contro Wisconsin. E in una partita dominata dalle difese è venuta fuori nel finale. Squadra di killer, con Hunter Dickinson (15 rimbalzi e 5 stoppate) letale sotto i tabelloni e Isaiah Livers che non ha mai sbagliato una tripla quando contava.

 

Belmont. Non perde dal 5 dicembre, ha record 22-1 in stagione e, adesso, 16-0 nella OVC dopo aver battuto di 15 punti quella che in teoria sarebbe la sua concorrente più agguerrita, Morehead State. Una prova di forza abbastanza impressionante, condita da una prestazione individuale straordinaria (Grayson Murphy in tripla doppia: 13 punti, 12 rimbalzi, 10 assist). La squadra di coach Casey Alexander meriterebbe un posticino nella Top 25.

Evan Mobley (USC). I Trojans sono alla sesta vittoria consecutiva, occupano in solitaria la vetta della Pac-12 e il loro futuro one-and-done è stato un incubo per Washington (17 punti, 7 rimbalzi, 3 stoppate) e WSU (20 punti, 11 rimbalzi). Parte da lontano e conclude vicino l’area, trova sempre un modo per chiudere al ferro anche se l’avversario è più grosso. Alley-oop, jumper dalla media: è un’arma totale. Contro i Cougars, ha sofferto parecchio il tonnellaggio dei lunghi avversari, ma ha comunque rifilato 6 stoppate.

Max Abmas (Oral Roberts). Citiamo spesso Terry Taylor per prestazioni monstre nelle mid-major, ma che dire del sophomore di ORU? Scorer completo con un tiro da tre letale, già si era messo bene in mostra a inizio stagione contro Oklahoma State (36 punti e 9 assist), ha continuato a tirare fuori trentelli e in settimana ha prodotto due bottini personali belli grossi contro South Dakota State: prima 42 punti con 14/20 dal campo e 9/10 ai liberi e poi una più normale prova da 30 punti (9/23 al tiro, 6/6 ai liberi).

 

Arkansas. Due partite complicate per motivi opposti, due vittorie convincenti che proiettano i Razorbacks al secondo posto della SEC. Molto da rivedere in difesa: 80 punti concessi agli orrendi attacchi di Kentucky e Missouri (senza Tilmon) è da rivedere. Meno male che il trio Smith-Moody-Tate è in forma. Moses Moody un cecchino, Tate decisivo contro i Wildcats, Smith con punti pesantissimi tra finale e overtime contro Missouri.

Bellarmine. Sembra proprio che ogni anno le neoarrivate dalla Division II siano migliori di quelle della stagione precedente. Nel 2018-19, Cal Baptist fece una figura più che onesta nella WAC. Poi, nella scorsa annata, Merrimack chiuse addirittura con record 14-4 nella NEC. Ora c’è Bellarmine che ha una striscia aperta di dieci vittorie nella ASUN. Nome sul taccuino: Pedro Bradshaw, tuttofare che guida la squadra per punti, rimbalzi, recuperi di media e che potrebbe essere anche il POY della conference.

Elisa Pinzan (South Florida). USF non giocava da un mese: torna in campo, vince, segna un nuovo record per il programma (dieci successi consecutivi) e la floor general italiana brilla. L’altro giorno scrivevamo di come, alla luce delle stats prodotte, il suo impatto sia molto più offensivo che difensivo. Beh, lei risponde portando via ben 6 palloni a Tulsa (e dando pure una stoppata) mentre dall’altra parte segna 13 punti e distribuisce 7 assist. Totale.

 

Loyola-Chicago. Ha appena perso di un punto dopo un supplementare. Quindi perché 7? Perché la miglior difesa della nazione (per Kenpom) nella gara precedente ha stravinto il duello in casa di Drake, segnando 81 punti e tenendo i Bulldogs a quota 54 punti. Poi, nel back-to-back, hanno perso 51-50 dopo un supplementare, ma adesso la vetta della Missouri Valley è conquistata e difficilmente la cederanno.

Akok Akok (UConn). Per una squadra che già sta facendo a meno del suo miglior giocatore, ossia James Bouknight (il cui rientro dovrebbe essere imminente), il ritorno del sophomore dopo 4 gare di stop significa ossigeno dalla panchina e, guarda caso, ha coinciso con una vittoria in casa di Xavier. Per il lungo, 7 punti in 10 minuti e per Connecticut ancora qualche chance di Torneo Ncaa.

 

Matthew Hurt (Duke). Ai Blue Devils serviva una prova da star da parte del suo miglior giocatore e la prova è arrivata in casa di NC State, battuta nettamente anche grazie ai suoi 24 punti con 6/7 dall’arco. Il voto non è più alto perché in precedenza le sue prestazioni opache avevano comportato tre sconfitte di fila e il primo record negativo per Duke (7-8) dal 1999.

Nebraska. Primo successo in Big Ten per la squadra allenata da Fred Hoiberg, peraltro in trasferta sul campo di Penn State. Peccato perché nel match precedente la squadra ha sprecato un’occasione d’oro contro Illinois. In particolare, l’ultimo possesso dei tempi regolamentari da parte di Trey McGowens è stato completamente da criminali.

 

Penn State. Ne aveva vinte due delle ultime tre, peraltro contro Wisconsin e Maryland, e poi nelle ultime due giocate in settimana ha davvero mancato di killer instinct. Contro Michigan State (sconfitta di 2) si è fatta rimontare negli ultimi minuti rimanendo a secco di punti negli ultimi 3 minuti, mentre contro Nebraska (sconfitta di 1) ha mancato la rimonta nel finale.

Derek Culver. Aveva fatto un gran partita, con 7 dei suoi 29 punti nel secondo overtime, a cui vanno aggiunti 14 rimbalzi e una presenza devastante nell’area di Oklahoma. Ma ha avuto tre chances per dare la vittoria a West Virginia negli ultimi 10 secondi e per tre volte non è riuscito a segnare. E così il suo career-high è servito a poco.

 

Auburn. Una sola vittoria nelle ultime 5 partite. È riuscita nell’impresa-al-contrario di far vincere Kentucky, che sembrava ai minimi storici per morale e prestazioni. Il problema? Le perse, statistica nella quale i Tigers sono tra gli ultimi dell’intera Ncaa. Contro i Wildcats, 17 turnovers, 6 dei quali da parte di Sharife Cooper che ha cosi sporcato una prova da 8 assist.

Missouri. Settimana orribile per i Tigers che non riescono mai ad avere stabilità: a grandi vittorie seguono sempre grandi sconfitte. Con Ole Miss non hanno capito nulla nella ripresa e la difesa press dei Rebels li ha mandati in confusione. Contro Arkansas, invece, orfani di Tilmon, hanno sfoderato una grande prestazione, soprattutto in attacco. Ma l’assenza del centro è pesata tantissimo per l’equilibrio che riesce a dare.

 

Chris Beard (Texas Tech). Il capitolo coach rosiconi quest’anno regala perle ogni settimana. Questa volta tocca all’allenatore di Texas Tech, noto per la passione e l’energia che mette sul campo. Capita però che esageri, come è successo alla fine della sfida contro West Virginia, vinta meritatamente dai Mountaineers, nella quale il coach ha dato in escandescenze, si è seduto per terra in mezzo al campo, reclamando un secondo tecnico (con espulsione) prontamente arrivato.

Wofford. Due sconfitte, -12 con Chattanooga e -22 con ETSU, e così si complica parecchio la vita nella SoCon, perché a guidare la conference c’è UNC Greensboro (10-3) mentre i Terriers restano fermi a 9-5. Nella prima gara è stata molle, vittima di mismatch difensivi e aveva uno Storm Murphy irriconoscibile (zero punti in 31 minuti). Nella seconda, dire che l’attacco abbia fatto cilecca è un eufemismo: 49 punti segnati e 75.2 di Adj. Offense, peggior dato registrato dalla squadra in un singolo match dal 2014.

 

Michigan State. Di nuovo voti bassi, di nuovo Michigan State. E ormai la vittoria (in una gara combattuta) contro Duke di inizio stagione sembra un film di qualche anno fa. Contro Iowa la squadra ha registrato la peggior sconfitta casalinga da quando allena Tom Izzo. L’allenatore ha provato a mischiare i quintetti il più possibile (dando qualche minuto anche al lungo Mady Sissoko). Tutto inutile. E il Torneo Ncaa ora sembra un miraggio.

Howard e Maine. Beh, il voto qui non è esattamente per loro, quanto per il dispiacere nel vedere delle piccole squadre annaspare in una stagione complessa come questa, a causa della pandemia. Entrambe hanno deciso di chiudere anticipatamente l’annata dopo aver disputato rispettivamente cinque e nove gare in tutto. Tanta delusione specie per la prima, che doveva avere l’anno della svolta con Makur Maker in campo.

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