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Texas Tech fa festa, Gonzaga fa paura

Avery Benson Texas Tech
Autore: Riccardo De Angelis
Data: 16 Dic, 2019

Colpi da campione, colpi di fortuna e colpi in testa. La settimana appena passata riservava poche partite (c’erano un po’ di esami di mezzo) ma non per questo ci ha privati di sorprese (hey, Texas Tech), spaventi (ahi, Myles Powell) e, immancabilmente, cose buffe di varia natura.

Lo spiegone

La Week 6 si è aperta con un bel trio di upset: Texas Tech al Garden contro Louisville (quest’anno è già la quarta sconfitta di una #1 della AP Poll), Penn State contro Maryland (fino ad allora imbattuta) e Colorado che scivola al cospetto di Northern Iowa (mid-major terribile che poi è andata a regolare la GCU di Alessandro Lever).

Illinois ringrazia Kofi Cockburn e la sua sesta doppia-doppia (19 punti, 10 rimbalzi e anche 4 stoppate), fondamentale per esorcizzare le discrete sfighe della settimana precedente con una vittoria casalinga contro Michigan (71-62).

In tema di Big Ten, Iowa si è rimessa in marcia con due vittorie d’autorità: +20 con Minnesota e +16 con Iowa State, rivalry game che gli Hawkeyes non vincevano in trasferta dal 2003. Ai Cyclones non è bastato un Tyrese Haliburton da 22 punti, 5 rimbalzi e 5 assist.

Luka Garza di Iowa continua a dominare: 27.3 punti e 9.5 rimbalzi negli ultimi 4 match. (Photo by Brian Ray)

Dopo quello con Washington, Gonzaga ha infilato un altro successo importante in trasferta: 84-80 con Arizona. Il bicchiere mezzo pieno dei Wildcats: hanno perso senza arrendersi mai contro una gran squadra nel giorno in cui Nico Mannion ha sbagliato 17 tiri.

Nonostante ben 17 perse, Memphis ha strappato una vittoria preziosa in casa di Tennessee (51-47) in una discreta gara di ciapanò (33.9% dal campo per i primi, 25% per i secondi).

Dicevamo di Michigan. Per i Wolverines, le cose non sono andate meglio nel fine settimana, infatti si sono dovuti arrendere a Oregon dopo un finale da infarto: 71-70 con Zavier Simpson che ha avuto e fallito la palla del sorpasso negli ultimi secondi del supplementare.

A Payton Pritchard è mancata la zampata per chiudere la gara in un paio di occasioni, ma ha messo diversi canestri pesanti e difficili, risultando decisivo più di chiunque altro (23 punti, 4 assist, 3 recuperi). Con N’Faly Dante ora diventato eleggibile, i Ducks sono pronti al decollo.

“Ogni canestro che ha fatto, se l’è guadagnato”, ha detto Juwan Howard a proposito di Payton Pritchard, autore di un gran 11/19 al tiro. (Photo by Marc-Grégor Campredon/MGoBlog)

Infine arriva domenica e la settimana finisce con due risultati degni di nota. North Carolina, orfana di Cole Anthony (quando torna? Non si sa), perde per la seconda volta in tre anni contro Wofford (68-64) mentre Ohio State dice addio alla propria imbattibilità cadendo sul parquet di Minnesota (84-71).

 

Paradiso

Gonzaga – Missione compiuta per gli Zags, che volevano e hanno ottenuto due “W” di peso in ottica March Madness: prima Washington e ora Arizona, sempre in trasferta. La squadra ha dimostrato di saper vincere anche quando Killian Tillie non è al top, con una difesa che ha fatto un buon lavoro nel limitare Nico Mannion (al netto dei troppi errori di quest’ultimo). Inoltre, sta trovando ottime risposte da un Joël Ayayi il cui impatto cresce di partita in partita. Qualche rischio di troppo nel finale, ma stavolta si può chiudere un occhio.

Texas Tech – No, non si può mai darla per morta. Lo sgambetto a Louisville è un successo raggiunto grazie ai soliti marchi di fabbrica di Chris Beard: difesa (0.75 punti per possesso concessi) e cattiveria agonistica a palate. Certo, in attacco c’è ancora parecchio lavoro da fare e la fluidità non è troppo di casa a Texas Tech, però qualche buon sprazzo si vede e, per dirla in maniera semplice, cosa vuoi obbiettare a una squadra che batte la numero 1 del ranking senza il suo giocatore di maggior talento, ovvero Jahmi’us Ramsey?

Davide Moretti Texas Tech Louisville

Texas Tech ingrana e Davide Moretti si frega le mani. Contro i Cards, il Moro ha avuto una serata stranamente inefficiente al tiro (4/15 dal campo) ma è riuscito a farsi sentire in momenti topici del match (18 punti, 3 assist). (Photo by Elise Bressler/Texas Tech Athletics)

Purgatorio

Purdue – Un debutto in Big Ten con due partite di segno opposto: prima un solido +14 con Northwestern e poi un capitombolo inaspettato in casa di Nebraska, con identico scarto. Un dato in comune fra le due gare: le pessime prestazioni dei Boilermakers dall’arco (5/22 nella prima, 6/35 nella seconda). Non una novità, perché a parte l’exploit con Virginia, la squadra tende a sparacchiare (30.4% in stagione). Serve a poco collezionare rimbalzi offensivi, se poi non la metti mai dentro.

Villanova – Vince ma non convince. Certe versioni precedenti di Nova avrebbero fatto a fettine la Delaware incontrata nel weekend: questi Cats hanno vinto, sì, ma soffrendo. 78-70 in una gara sempre condotta nel punteggio ma in maniera tutto fuorché dominante. Talento e punti nelle mani non mancano (cinque giocatori in doppia cifra contro gli Hens) ma in difesa l’inesperienza si fa sentire tanto (è la quinta volta che la squadra concede più di un punto per possesso). Sabato, contro Kansas, servirà ben di meglio.

Jay Wright a colloquio con Justin Moore. Il freshman ha messo su numeri offensivi davvero buoni nelle ultime 4 partite: 18 punti e 2 assist di media col 54.9% dal campo. (Photo by AP/Corey Sipkin)

Inferno

North Carolina – All’inferno come prima e più di prima. La superstar Cole Anthony è out per via di un infortunio al ginocchio destro ed è ancora da stabilire quanto ci vorrà per rivederlo in campo. Il titolare Leaky Black gli fa compagnia in infermeria con un piede dolorante. Risultato: Armando Bacot non salva la patria (2/14 al tiro) e UNC incassa la terza sconfitta consecutiva cadendo in casa contro Wofford, sgradito déjà-vu dell’upset di due anni fa. Ol’ Roy intanto guarda i voli per le vacanze di natale. Destinazione: Lourdes.

Seton Hall – Ha perso di 20 il sentitissimo derby con Rutgers in una gara nata storta. Dopo un paio di minuti, Myles Powell ha subito una commozione cerebrale seria abbastanza da estrometterlo per la seconda metà della partita. E già nel corso della prima non era del tutto in sé. “Perché ci stiamo allenando a Rutgers?”, ha detto un confuso Powell a Kevin Willard durante il match, come raccontato poi dallo stesso coach. Tutto questo, pochi giorni dopo l’infortunio di Mamukelashvili, il quale rientrerà verso fine gennaio. Qui va di male in peggio.

Myles Powell prima di lasciare il campo con Rutgers (Photo by USATSI)

 

Tre prestazioni individuali

Avery Benson vs Louisville – D’estate fa l’operaio stradale per pagarsi gli studi, quindi è uno che conosce bene il verbo asfaltare. Benson ha fatto tutto quel che serviva per aiutare Texas Tech a battere i Cards. Un satanasso in difesa, chirurgico in attacco: 10 punti (3/3 al tiro, 3/3 ai liberi), 4 rimbalzi, 2 stoppate, 1 recupero in uscita dalla panchina per 22 minuti. Primo giocatore reclutato da Beard in D-I da capoallenatore, fece colpo sul coach con quella volta in cui non ne volle sapere di lasciare il campo dopo essersi spaccato tre denti per recuperare un pallone vagante. Ha sacrificato una borsa di studio a Little Rock pur di seguire il maestro a Lubbock. Speriamo che gli diano presto quella benedetta scholarship.

 

Marcus Carr vs Ohio State – Cuore e anima di Minnesota e autore di un secondo tempo devastante in uno di quegli upset che può far svoltare una stagione. Il transfer da Pitt non poteva scegliere occasione migliore per mettersi sotto i riflettori. La difesa di OSU, apparsa così solida finora, sembrava burro quando Carr aveva palla in mano: 35 punti (career-high) con 9/11 da due, 3/6 da tre e 8/9 ai liberi, oltre a 7 assist. “È una delle migliori guardie nel paese”, ha detto Rick Pitino a fine gara. In una serata del genere, è difficile dargli torto.

 

Mac McClung vs Syracuse – Chiariamo subito: il valore di James Akinjo non si discute (beato chi se lo piglia), ma qui c’è da chiedersi se, per qualche motivo, l’equazione Georgetown possa funzionare altrettanto bene, se non meglio, senza di lui (lo pensa e lo dice pure Jim Boeheim, ma per motivi e con modalità che non condividiamo molto, come vedrete a fine articolo). Sta di fatto che pur in mezzo ai guai e alle partenze (ora anche Alexander e Gardner sono andati via) gli Hoyas continuano a vincere con un McClung che ci sguazza nelle vesti dell’alfa: 26 punti (4/8 da due, 3/8 da tre, 9/10 ai liberi) per lui nel successo contro Syracuse (89-79) dopo un primo tempo da iradiddio. Nella tripletta di vittorie con roster ristretto, il sophomore ha messo insieme 26 punti e 3.7 assist di media col 51% dal campo.

 

Due menzioni d’onore. Mason Jones (Arkansas) ha messo in fila 41 punti, 6 rimbalzi, 4 assist e 4 recuperi contro Tulsa dopo che gli incauti avversari erano andati a provocare i suoi negli spogliatoi prima della partita. Er Cavaliere Nero di Gigi Proietti gli fa un baffo.

Cam Mack (Nebraska), nella vittoria su Purdue, ha messo a segno la prima tripla doppia nella storia del suo ateneo: 11 punti, 10 rimbalzi e 12 assist.

 

Tre azioni

Mustapha Heron sbaglia la schiacciata facile, Greg Williams mette quella difficile.

 

Potevamo farci mancare un paio di buzzer beater? Ray Salnave di Monmouth sbanca Princeton così…

 

…mentre Markell Johnson di NC State consegna a UNC Greensboro il Premio Sfiga con la seconda sconfitta di quest’anno causata da un tiro allo scadere da metà campo.

 

Benvenuti al circo

Jarron Cumberland – forse in cerca del suo Roscoe Smith interiore – scaglia un tiro da metà campo con oltre 4 secondi da giocare e suo cugino Jaevin completa il capolavoro con un fallo. Colgate va in lunetta e, a 1.6 secondi dalla fine, mette il libero della vittoria su Cincinnati.

 

Che noia il basket, giochiamo a palla saponata.

 

Un tiro libero aggiuntivo per Kofi Cockburn. Due e possesso per l’arbitro.

 

Tre schiacciate sbagliate nell’arco di quattro possessi: Michigan ha fatto il record.

 

Si sa, Jim Boeheim è uno con pochi filtri – a 75 anni compiuti, poi, figuriamoci. Il suo ultimo bersaglio in sala stampa: James Akinjo. “Si sono sbarazzati di un tizio che non la passa mai”, ha detto il coach di Syracuse sul giocatore con l’Assist Rate più alto della Big East nella scorsa stagione. Ragione o torto, conta poco: Jim, fattela una padellata ogni tanto.

Chiudiamo con Eastern Washington-Multnomah, vera partita delle meraviglie di questa settimana. Una gara tutta in difesa e decisa sul filo di lana: 146-89 per i primi contro questa squadra della NAIA.

Mason Peatling top scorer con una prestazione timida (54 punti in 23 minuti con 24/30 dal campo e 5/8 ai liberi) mentre Tanner “Flying Porchetta” Groves fa l’highlight della serata.

 

Tre partite da non perdere

Mercoledì 18: North Carolina @ Gonzaga (ore 3:00, ESPN 2)

Sabato 21: Kansas @ Villanova (ore 18:00, FOX)

Sabato 21: Ohio State vs Kentucky (ore 23:15, CBS)

 

Cover Photo by Elise Bressler/Texas Tech Athletics

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