Si è presentato in Ncaa in punta di piedi, nonostante fosse già l’anno scorso molto atteso. Da sophomore Daniel Oturu è diventato dei giocatori più dominanti della prima parte di stagione ed è il volto del programma di Minnesota. Non compare nel nostro mock draft ma l’attenzione degli scout Nba su di lui sta crescendo. E fuori dal campo, è un ragazzo amato e rispettato dalla sua comunità.
Andiamo con ordine e iniziamo dalle sue statistiche: 19.3 punti, 12.3 rimbalzi, 3.1 stoppate, 61.7% dal campo. In Big Ten risulta essere rispettivamente terzo, primo, secondo e quarto nelle varie classifiche. A livello nazionale è terzo in rimbalzi, ottavo in stoppate ed è in top-45 per punti e percentuale al tiro. È uno degli unici due giocatori della conference che viaggia in doppia-doppia di media (ne ha collezionate dieci). L’altro è Luka Garza (22.1 e 10.7).
Alto 2.08 metri per 110 kg e con uno wingspan da 222 cm, dopo l’anno di apprendistato da freshman, in estate ha aggiunto circa 20 kg di muscoli con l’obiettivo di essere uno dei migliori giocatori della Big Ten e guidare i Gophers di nuovo al torneo Ncaa. Il risultato? È una forza della natura che assorbe qualsiasi contatto
Una questione di radici
Oturu è nato a Brooklyn nel 1999, dove il padre ha deciso di trasferirsi grazie al...ping pong. Con la racchetta in mano, Francis Oturu ha avuto l’opportunità di far parte della nazionale nigeriana e di viaggiare per il mondo e, dopo diversi viaggi negli Stati Uniti, nel 1990 ha deciso di non ritornare in Nigeria. Acquisita la cittadinanza e trovato un lavoro stabile, è stato raggiunto dalla famiglia nel 1997. Due anni più tardi è nato Akinfayoshe Daniel Oturu. Il nome africano è composto, infatti Akin significa “eroe” mentre Fayoshe si traduce in “vivere con gioia”. Daniel invece è un nome dal forte impatto biblico, scelto per la loro grande fede.
Nel 2002 la famiglia si è trasferita ancora, questa volta a Woodbury, città poco distante da St. Paul, la capitale del Minnesota, dove i genitori sono diventati ministri ordinati della chiesa Mountain of Fire. “I miei genitori hanno insegnato a me e ai miei fratelli lezioni di vita che ci hanno fatto crescere”, ha detto il ragazzo. Oltre alla fede, dai genitori ha imparato anche il sacrificio: “Hanno lavorato duramente, e mi hanno aiutato ad arrivare dove sono ora”.
Ha avuto in regalo il primo pallone da basket dalla madre che, pur non avendo mai praticato questo sport, lo ha incoraggiato a giocare. Già alle scuole medie era alto 1.85, con un fisico snello, pieno di energia e dal carattere molto carismatico. E dalla madre, che è alta 1.85, ha preso la stazza, mentre il padre non arriva al metro e settanta. E quando coach Richard Pitino lo ha conosciuto pensava fosse uno scherzo: “All of a sudden, Daniel’s father comes over to me, and I’m looking down at him, and he goes, ‘I’m Daniel’s dad.’ And I’m looking around going, ‘Is this really Daniel’s dad? Is somebody messing with me?'”
Gli è sempre piaciuto giocare a basket, ma fino al liceo ha solo pensato a divertirsi. Ha iniziato a prendere la cosa sul serio con le prime convocazioni al circuito AAU con la squadra Howard Pulley, insieme ad altre stelle locali come Tre Jones e i compagni di squadra Gabe Kalscheur e Jarvis Omersa. Proprio per questo la strategia di reclutamento dei Gophers si è incentrata tutta su di lui. Infatti ha rappresentato l’amo per arrivare ai commitments degli amici Omersa e Kalscheur. Era dal 2009 che tanti prospetti dello stato non firmavano con l’università del Minnesota.
L’importanza della comunità
Ha scelto i Gophers nonostante avesse ricevuto offerte di borsa di studio da università dal sangue blu come Kansas e Michigan State, perché quegli atenei non offrivano quello che poteva offrirgli Minnesota, ovvero la possibilità di rimanere a casa. È diventato il volto del programma, ma è rimasto umile. “È molto orgoglioso del nome che porta davanti alla maglia. Vuole vincere per fare contenta la comunità. Ha un grande cuore”, ha detto coach Pitino.
Al liceo Cretin-Derham Hall ha fatto la storia, diventando il primo giocatore a realizzare più di 2000 punti e guidando la squadra ad un titolo statale. È fuori dal campo il suo obiettivo è “avere un impatto positivo sulla mia generazione”. Fa volontariato presso la sua ex scuola, e quando i bambini si domandano chi è quel grande uomo, lui risponde sorridendo: “Una volta ero come voi”. Lo scorso marzo la sua ex insegnante Tracy Mankowski ha sospeso le lezioni per far guardare a tutti i ragazzini la partita del torneo Ncaa di Minnesota contro Louisville, perchè “per i bambini guardarlo, sapere che una volta era proprio come loro e che adesso ha successo, è un qualcosa di molto significativo”. Alcuni giorni dopo quella partita, ha accompagnato il fratellino David a scuola, e si è fermato per un paio di ore a salutare il preside, gli insegnanti e i dipendenti.
Una macchina efficiente
Ad inizio stagione ha detto: “Voglio essere un giocatore All-Big Ten”. Le prestazioni gli stanno dando ragione. Oltre alle statistiche segnalate in precedenza, fa registrare dei numeri di efficienza che sono ancora più sbalorditivi. Ha un player efficiency rating del 29.7, che lo fa risultare terzo in conference.
Sta avendo un impatto su entrambe le metà campo che a volte davvero sembra dominare, senza che nessuno possa contrastarlo. In attacco è piuttosto versatile, infatti segna sia fronte che spalle a canestro, senza esitare quando si tratta di mettere palla a terra. E infatti ha una percentuale reale al tiro dell’81.2%.
In difesa copre bene l’area ed è capace di accoppiarsi con giocatori più piccoli e veloci, riuscendo a tenerli per tre-quattro palleggi. E poi è un perfetto rim protector con il 10.9% nelle stoppate, ed un rapporto stoppate/falli dell’1.05 (quarto in Big Ten).
A rimbalzo è una forza della natura, giustificato dal 26.6% su entrambe le estremità del campo.
La scalata verso la Nba
Minnesota ha avuto l’ultima volta un giocatore chiamato al draft nel 2004, quando fu scelto Kris Humphries. 16 anni dopo i Gophers hanno un nuovo prospetto, che è stato già visionato in questa prima metà di stagione da diversi scout Nba. Nella sfida contro Iowa in tribuna a guardarlo c’era addirittura l’allenatore dei Minnesota Timberwolves Ryan Saunders.
Con l’obiettivo di arrivare a giocare tra i pro, ha lavorato molto su quelle che sono alcune lacune del suo gioco. E i progressi sono sotto gli occhi di tutti. Ad esempio sta migliorando molto nel tiro dalla lunga distanza (già 22 conclusioni prese rispetto alle sole 2 dello scorso anno, con il 31.8%) e nelle situazioni di pick&pop, tanto da realizzare 1.42 punti per possesso, risultando secondo Synergy #15 in Division I.
Una doppia-doppia di media in punti e rimbalzi con l’aggiunta di 3 stoppate è stata registrata solo da altri undici giocatori negli ultimi dieci anni.
Ciò che lo rende intrigante è il suo tocco che gli permette di tirare con oltre il 60% dal campo, e riesce a mantenere queste cifre pur giocando in una conference molto dura. Se filtriamo i dati secondo questi due aspetti, salta subito agli occhi la comparazione con Anthony Davis. Oturu non ha di certo il talento di Davis, ma sicuramente come la stella dei Lakers è capace di dominare le due aree, sa tirare dalla media-lunga distanza, e corre piuttosto bene il campo.
Questo dovrebbe essere sufficiente per vederlo molto presto in Nba. Ma prima vuole riportare Minnesota al torneo Ncaa. Una missione di certo non facile, perché i Gophers giocano in una delle conference più difficili del paese, ed hanno sprecato diverse opportunità di vincere partite dal peso specifico importante nelle valutazioni del Selection Committee.
Ad esempio contro Oklahoma erano sul +8 a 10′ dalla fine, e poi hanno perso 71-62. Contro Butler hanno perso il doppio dei palloni (18-9), mentre contro Utah hanno perso 73-69 vanificando i ben 17 rimbalzi offensivi contro i 5 degli avversari. Infine contro DePaul hanno avuto due occasioni negli ultimi 10″ di gioco per ribaltare la situazione; così come contro Purdue con cui hanno perso 83-78 dopo due overtime. Minnesota è comunque stata la prima squadra a battere in stagione Ohio State, segno che la qualità del roster di coach Pitino è discreta. Contro Michigan State ha retto bene un tempo e poi si è arresa a Cassius Winston, ma Oturu ha chiuso con un’altra doppia doppia da 22+10. Dimostrando ancora una volta di essere costante ed efficiente contro chiunque.