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La squadra
In un’estate di cambiamenti, a Texas Tech c’è anche un nuovo motto da seguire: “Staying uncomfortable”. A deciderlo, ovviamente, è stato coach Chris Beard, facendo tesoro di una grande verità dello sport: se ti rilassi, perdi. E mai come in una stagione come questa, i Red Raiders sono pronti a stare sempre sull’attenti.
Gli addii di quest’anno ridisegnano il quintetto base, ma non le ambizioni. Jahmi’us Ramsey è pronto per il salto nella NBA e Davide Moretti sta già giocando con l’Olimpia, lasciando Texas Tech senza i due principali ball handler. I loro compiti offensivi verranno ereditati dal prospetto 5-star Nimari Burnett, altro possibile one-and-done, affiancato da Kyler Edwards, Terrence Shannon e Kevin McCullar.
Come al solito, ci sono arrivi importanti a Lubbock via transfer. Joel Ntambwe (da UNLV) e Marcus Santos-Silva (da VCU) saranno con ogni probabilità i lunghi titolari. Il primo può segnare sia da dentro che da fuori l’arco e rappresenta una notevole arma offensiva, mentre il secondo è il nuovo rim protector di TT, nonostante una stazza non proprio da centro verticale (201 cm per 113 kg). Il grande colpo è però Mac McClung, guardia con le molle ai piedi e con punti nelle mani, il più forte fra i tanti scappati via da Georgetown durante l’ultimo anno. Sta però aspettando ancora il waiver per giocare sin da subito con Texas Tech.
I nuovi arrivi però non sembrano colmare la lacuna più grande lasciata dalle partenze: la pericolosità dall’arco. Ramsey e Moretti prendevano il 56% dei tiri da tre di tutta la squadra, con un’elevata percentuale realizzativa (42.6% il primo, 38.3% il secondo) e nessuno dei volti nuovi sembra avere le caratteristiche adatte a raccoglierne l’eredità. L’unico potrebbe essere Chibuzo Agbo Jr., ma bisogna andarci coi piedi di piombo.
Questo è solo il principale fra i punti di domanda che accompagnano l’attacco di Texas Tech, non esattamente noto per la sua fluidità. La difesa dei Red Raiders è però una garanzia (sempre fra le prime dieci in D-I per Adj. Defense negli ultimi tre anni) e servirà da base per restare a galla in una Big 12 che non fa sconti, dalle favorite Baylor e Kansas fino a squadre pericolose come West Virginia, Texas, Oklahoma State.
EDIT (30/10) – Mac McClung ha ricevuto il via libera dalla Ncaa per giocare in questa stagione e va a rinforzare notevolmente il roster dei texani.
Starting Five
G – Nimari Burnett – Fr, 2001, 193 cm
G – Mac McClung – Jr, 1999, 188 cm
G – Terrence Shannon – So, 2000, 198 cm
F – Joel Ntambwe – R-So, 1998, 203 cm
F – Marcus Santos-Silva – Sr, 1997, 201 cm
Giocatori in evidenza
Terrence Shannon (9.8 punti e 4.1 rimbalzi in 23.5 minuti) è stato uno dei migliori freshmen della nazione nella scorsa stagione (è fra le menzioni d’onore nella nostra Top 10 ali), ma nonostante questo in molti lo hanno criticato per il rendimento dall’arco (25.7% con 1.2 tentativi di media). Raramente lo si è visto provare triple in partita e anche in campo aperto ha sempre preferito effettuare un extra pass. A parte ciò, ha avuto un ottimo impatto offensivo grazie agli isolamenti e alle ottime letture di gioco che lo portano a tagliare sempre nel posto giusto al momento giusto. Se dovesse migliorare dalla distanza, allora potrebbe diventare uno degli attaccanti più forti del panorama collegiale.
Nimari Burnett è il colpo grosso della recruiting class 2020 di Texas Tech. Come detto, il prodotto di Chicago avrà la responsabilità di prendere per mano l’attacco dei Red Raiders sia da playmaker che da realizzatore. La sua abilità nel traffico lo rende ottimo in penetrazione e potrebbe essere anche una credibile minaccia dall’arco, ma qui è tutto da verificare. Nel corso della sua carriera liceale ha anche dimostrato di poter dare una mano in difesa grazie ad uno spiccato atletismo che lo rende in grado di fronteggiare le point guard avversarie.
Curiosità
C’è più di una strada che porta a Texas Tech ed Avery Benson ne è l’esempio perfetto. L’upperclassman convinse Chris Beard, all’epoca coach di Little Rock, ad offrirgli una borsa di studio grazie alla foga con cui si gettò su una palla vagante. Forse anche troppa, visto che perse tre denti. Nonostante questo, da buon cowboy (il tipico cappello non manca mai sulla sua testa), si è rialzato, ripulito e ha continuato a giocare. In quella estate, Beard fu chiamato ad allenare Texas Tech e Benson decise di seguirlo da preferred walk-on, decisione che tra le altre cose lo portò a lavorare per un’azienda di costruzioni nella offseason, in modo da poter pagare la retta universitaria. Per sua fortuna, nello scorso gennaio è arrivata la tanto meritata scholarship: ora è solo sul parquet che a Benson viene chiesto di fare l’operaio.